Le reazioni alla campagna marketing del Buondì Motta sono l’emblema di questo nostro Paese intossicato più dal perbenismo che dagli zuccheri.
Fiumi di parole sul sesso degli angeli. Sdegno per la strumentalizzazione dei valori della famiglia mulino bianco, le ragazzine, le mamme e i papà immolati sull’altare della creatività; e persino la classe lavoratrice che ci va di mezzo e ne fa le spese, povero malcapitato postino.
Lo scorso Natale sempre Motta fece una campagna altrettanto provocatoria: magnificava il suo panettone tradizionale e gustoso, fatto di burro, uova, e canditi… contrapponendolo ai panettoni vegani.
Già quell’iniziativa suscitò scalpore. Ricordo commenti acidi da parte di vegani integralisti e dei soliti paladini delle minoranze, offesi da cotanto ardire.
Comunque, se adesso la Motta ha rilanciato col Buondì, mi sa che i risultati di Natale erano stati positivi.
Altrimenti avrebbero licenziato in tronco il Direttore Marketing, cambiato agenzia, e ora se ne sarebbero usciti con una campagnetta insulsa ma tanto caruccia e politically correct.
Ecco, il punto è proprio questo: cos’è che conta? non essere criticati o avere risultati?
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A cosa serve una campagna marketing, così come qualsiasi azione promozionale?
L’unica considerazione che abbia senso, provocazione o non provocazione, è quella relativa al RISULTATO delle campagne.
Vale per Motta e per qualunque altra attività per acquisire clienti.
Il metro di giudizio è molto semplice:
se alla fine la crescita di fatturato del Buondì sarà superiore alla spesa sostenuta per la campagna marketing, Motta avrà vinto.
Altrimenti, avrà perso.
Punto.
Tutte le altre sono solo ciance inutili di chi non ha mai dovuto vendere un prodotto.
P.S.:
E non mi frega nemmeno granché della “brand awareness” fine a se stessa.
La brand awareness è sicuramente un asset fondamentale, ma serve se genera domanda, non come esercizio di auto-celebrazione.
Perché finché nei supermercati il prezzo dei Buondì sugli scaffali sarà espresso in Euro anziché in “Brand Awareness”, per me che sono gretto e per giunta genovese contano gli Euro.
Se non sei convinto, uno di questi giorni fai questo esperimento: manda Pierino all’Esselunga a comprare i Buondì senza dargli i soldi. Prima che esca di casa gli dici:
Mi raccomando Pierino, quando sei alla cassa devi dire che sei ‘aware’ del brand, e vedrai che ti daranno le merendine anche senza pagare.
Poi fammi sapere se è tornato a casa con le merendine.