Un esempio di personal branding lo offre il Professor Alessandro Orsini.
Il nome magari non ti dice niente, ma di sicuro lo hai visto in TV.
E’ un professore universitario, sociologo, Direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS di Roma. E compare come il prezzemolo in tutte le televisioni quando si parla di terrorismo islamico.
Giovincello, biondino, faccia pulita. Insomma, “carinetto”.
Personalmente lo adoro: quando c’è lui in televisione, resto incollato allo schermo per sentire cosa dice.
Ma come ha fatto a diventare un personaggio?
Quali sono stati gli elementi di successo del suo personal branding?
Eccone alcuni:
Table of Contents
1. E’ sempre in televisione
All’inizio della sua carriera si è fatto largo perché ha denunciato pubblicamente il risultato del suo concorso per diventare professore universitario.
Concorso che Orsini nelle interviste considera pilotato, e cui avrebbero fatto seguito intimidazioni varie cui avrebbe dovuto assoggettarsi se non voleva pregiudicare il prosieguo della carriera.
Quindi, il fattore rompighiaccio per farsi notate è stato l’andare contro l’establishment in modo così deciso.
Ma c’è di più:
2. Ha le credenziali giuste
Naturalmente, anche quando sgomitava per farsi conoscere, poteva lamentarsi del concorso pilotato perché aveva titoli accademici in abbondanza, superiori ad altri candidati.
Quindi, aveva fatto i compiti a casa: un CV di tutto rispetto, pubblicazioni, ha tenuto lezioni ad Harvard e al MIT di Boston, etc.
Poi evidentemente un concorso lo ha vinto, e le credenziali sono diventate il titolo di Professore Universitario, che fa sempre scena.
3. Presenza
Come ho detto, si presenta bene: 40enne, ma appare più giovane e comunque inusuale rispetto al comune stereotipo del professore universitario, biondo, viso da bravo ragazzo.
Forse persino un po’ “fighetto” (notare il ciuffo sbarazzino con gel nell’immagine).
Ma una forte caratterizzazione aiuta: meglio APPARISCENTE che anonimo.
4. Autore di libri
Ha scritto libri sia sul terrorismo in Italia (Brigate Rosse) che sul terrorismo islamico, che è il suo cavallo di battaglia in questo momento.
L’aver scritto dei libri, oltre al titolo accademico, gli dà credibilità e autorevolezza.
5. Atteggiamento leggermente “spocchiosetto”
Ha un fare da sapientino cinico che non lo rende simpaticissimo.
Ma tanto lui NON VUOLE rendersi simpatico.
Dice tutto con una naturalezza come se dicesse che un detersivo lava più bianco.
Suona cinico e senza emozioni.
E fa tutto questo volutamente, come dichiara in questo suo articolo online.
.
Però se devo scegliere la cosa che più caratterizza il personal branding di questo signore è ciò che dice, i suoi contenuti.
6. Originalità dei suoi “contenuti”
Orsini infatti è uno spudorato provocatore.
Con quella faccina perbene dice cose inaudite.
Del tipo:
“Nessun terrorista professionale progetterebbe un piano così fallimentare”
[…]
“i cinque terroristi di Cambrils hanno ucciso una sola persona mentre i sette kamikaze di Parigi hanno causato 132 morti”.
Come a dire: sono delle schiappe sempre più allo sbando.
.
Infine, sempre legata ai contenuti, c’è la
7. Modalità con cui esprime i contenuti
Usa due tecniche magnetiche per calamitare l’attenzione.
Non so in che misura le usi volutamente, ma comunque rappresentano un suo “tratto” comunicativo distintivo:
- anzitutto, snocciola a memoria in nomi di tutti terroristi coinvolti nelle diverse stragi, come se li conoscesse uno per uno. E di molti di loro conosce la biografia, dalla nascita al giorno dell’attentato, come se fossero suoi cugini (io non saprei ricostruire la vita dei miei cugini così bene).
. - e poi non parla mai di nessun attentato in modo generico, bensì sempre con luogo e data.
Non dice mai:
“l’attentato di Parigi del 2015”
Dice semmai:
“l’attentato di Parigi del 13 novembre 2015 al Bataclan e ai ristoranti Carillon e Petit Cambodge”
.
E’ un po’ come se vestisse in giacca e cravatta un’informazione che in jeans e maglietta non sarebbe considerata con la stessa attenzione.
.
Riassumendo:
- giovane e beloccio, “telegenico”
- ha i titoli per parlare
- algido, non cerca consensi, non gli importa di apparire simpatico
- ha un suo parere “forte”: le spara grosse e le sostiene come se fossero oro colato
- ha una tecnica di racconto quasi nozionistica, che rende ancor più incisivo ciò che dice
E bravo il nostro Professor Orsini!
.
Quali spunti potremmo emulare del Prof. Orsini per il personal branding nostro?
Andare contro una corrente di pensiero in voga nel mercato?
Prepararsi meglio?
Smetterla di voler vendere a tutti, e non cercare di piacere?
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